Giudici 16:30

25 Versetti 25-31

Nulla riempie più velocemente i peccati di una persona o di un popolo che deridere e abusare dei servi di Dio, anche se è per la loro stessa follia che sono stati abbattuti. Dio mise in cuore a Sansone, in quanto persona pubblica, di vendicare così la lite di Dio, quella di Israele e la propria. La forza che aveva perso con il peccato, la recupera con la preghiera. Che non fosse per passione o vendetta personale, ma per un santo zelo per la gloria di Dio e di Israele, risulta dall'accettazione e dall'esaudimento della preghiera da parte di Dio. La casa fu abbattuta non dalla forza naturale di Sansone, ma dalla potenza onnipotente di Dio. Nel suo caso era giusto che vendicasse la causa di Dio e di Israele. Non è nemmeno da accusare di auto-omicidio. Non cercava la propria morte, ma la liberazione di Israele e la distruzione dei suoi nemici. Così Sansone morì in catene e tra i Filistei, come un terribile rimprovero per i suoi peccati; ma morì pentito. Gli effetti della sua morte sono stati tipici di quelli della morte di Cristo, che, di sua volontà, ha dato la vita tra i trasgressori, rovesciando così le fondamenta del regno di Satana e provvedendo alla liberazione del suo popolo. Per quanto grande fosse il peccato di Sansone, e per quanto giustamente meritasse i giudizi che si era attirato addosso, alla fine trovò la misericordia del Signore; e ogni penitente otterrà misericordia, se si rifugia in quel Salvatore il cui sangue purifica da ogni peccato. Ma non c'è nulla che incoraggi a indulgere nel peccato, nella speranza di potersi finalmente pentire ed essere salvati.

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